INTUIRE PER COLLOCARE

La notevole mancanza di distorsioni nei prezzi quest’anno non è stata evidente in tutti i mercati. Petrolio e materie prime hanno rappresentato un’eccezione importante. E l’incertezza che aleggia attorno a commodity, come appunto il greggio, potrebbe mettere a rischio il futuro delle valute, emergenti in primis.

 

Tra Cina e Opec
La distorsione nei mercati delle materie prime è molto spesso legata a un temporaneo disequilibrio tra offerta e domanda. Nonostante le misure di stimolo adottate dalla Cina nel 2016 per supportare la crescita della domanda di petrolio e altre materie prime, il contesto è cambiato rapidamente. La Banca Centrale cinese si è spostata verso una politica monetaria restrittiva e ci sono state ulteriori riduzioni della leva finanziaria nel sistema. La combinazione di questi fattori ha portato a un declino significativo delle importazioni di materie prime, come il ferro e il rame.

“Allo stesso tempo – fa notare Ju Yen Tan, portfolio manager fixed income division di T. Rowe Price – l’accordo raggiunto dall’OPEC lo scorso novembre per tagliare la produzione di petrolio è stato messo alla prova dall’aumento dell’offerta statunitense. Le scorte di petrolio degli Stati Uniti sono prossime ai massimi storici, dato che i produttori di shale oil hanno risposto al rialzo dei prezzi aumentando la produzione. Sono diventati un produttore importante nell’offerta globale di petrolio e ora possono operare con profittabilità a prezzi minori visto il loro aumento di efficienza. Questo crea ulteriore pressione sull’Opec”. Tutto ciò significa che la traiettoria per i prezzi del petrolio non è per niente certa e che ci potrebbero essere ulteriori periodi di volatilità nel tempo. “Consapevoli di ciò, è necessario guardare alle possibili implicazioni per il mercato e focalizzarsi sulle possibili anomalie e sulle reazioni degli asset legati all’andamento del petrolio – aggiunge Yen Tan – E Il rublo russo è il più a rischio”.